domenica 10 febbraio 2008

Basi militari? No Grazie!



Sul territorio le basi militari producono degli effetti fortemente negativi che si manifestano da diversi punti di vista.
Da quando è presente la base militare, la popolazione di Teulada si è praticamente dimezzata, mentre la popolazione di Pula (a pochi chilometri di distanza) è raddoppiata. In due paesi vicini, entrambi a poca distanza dalle spiagge, l’andamento demografico ha avuto degli effetti diametralmente opposti. A Teulada tante persone sono invece dovute emigrare, perché l’economia locale era in ginocchio...

In Sardegna l’economia si muove spesso partendo proprio dalle risorse territoriali: agricoltura, pastorizia e turismo hanno proprio nel territorio il loro presupposto fondamentale. Se a una comunità gli si toglie la disponibilità del territorio, possiamo facilmente immaginare che sarà fortemente penalizzata. Nel caso di Teulada ciò è evidente, soprattutto considerando che proprio Teulada potrebbe contare su un pregevole territorio, adatto all’agricoltura, all’allevamento ma soprattutto al turismo.
Infatti, Teulada può contare su delle risorse ambientali non indifferenti. Dalla testimonianza di alcuni amministratori, anche del passato, è emerso che molti imprenditori erano interessati ad investire sulla zona, ma non appena erano accompagnati per visitare la costa, incominciavano a sentirsi i tremendi rumori delle esercitazioni, e ovviamente gli investitori non potevano puntare su un’area che subisce un simile handicap.

Qualcuno sostiene che le basi militari hanno tutelato la bellezza della costa, ma è evidente il danno all’economia della comunità. A Teulada, come in tutti i luoghi occupati da servitù militari, si potrebbe fare come il Presidente Soru intende fare a La Maddalena. Come evidenziano le cronache del Marzo 2007, tutto l’Arsenale di La Maddalena e la parte gestita dall’Agenzia Industrie e Difesa, insieme all’area operativa, passerà in capo alla Regione Sardegna. Questo permetterà di realizzare il Polo Industriale voluto dal Comune e dalla Regione, che permetterà d’alzare i livelli occupazionali, e dunque creare economia stabile nella zona (proprio l’ultima Domenica di Marzo, gli ex lavoratori della base hanno manifestato la loro preoccupazione in una manifestazione a Cagliari). Dal punto di vista economico la dismissione delle basi militari dovrebbe avere proprio questo effetto: creare occupazione (ovviamente sostenibile) nel territorio, anche perché spesso le comunità locali hanno il timore di perdere quel minimo d’indotto procurato in vario modo dalle stesse basi NATO. Se la proposta di dismissione è accompagnata anche da una proposta occupazionale, le popolazioni locali saranno certamente disposte a dare il proprio assenso alla dismissione.

Su quest’argomento, proprio gli amministratori di Arbus, nel cui territorio è situata la base di Capo Frasca, hanno evidenziato come la presenza della servitù ha pesantemente condizionato il loro territorio. Il poligono NATO s’estende dalla penisola a nord del territorio comunale di Arbus, da Capo Frasca sino alla frazione di Sant’Antonio di Santadi. La grandezza del poligono arriva all’ammontare di 1500 ettari, con un ulteriore sviluppo costiero di 25 chilometri . L’area ricade proprio all’interno del Sito d’interesse comunitario “Stagno Corru e s’Ittiri”, ed è soggetta ai vincoli del nuovo piano paesaggistico regionale per la presenza di rilevanti edificazioni d’estrema importanza culturale. Queste costruzioni risalirebbero al periodo preistorico e pre – nuragico quali tombe dei giganti, nuraghi ma non solo, perché sono state segnalate anche delle ville romane. Anche nel caso di Capo Frasca, dunque, possiamo facilmente immaginare i danni ad un territorio a sicura vocazione turistica.

Inoltre, le basi militari procurano dei seri danni alle popolazioni locali, oltre che sugli stessi militari impiegati nelle esercitazioni. Come ha spiegato Lidia Menapace, senatrice PRC, presidente della Commissione sull’uranio impoverito, le patologie anomale tra i militari dei contingenti all’estero, o impiegati in poligoni di tiro, o in siti di stoccaggio delle munizioni, sono ormai una certezza. Proprio la Commissione presieduta dalla Menapace, concentrerà il proprio studio sulle possibili cause delle patologie, estendendo la propria analisi non soltanto al personale interessato, ma anche alle popolazioni civili che, in Italia, vivono nelle zone prossime a basi militari (come i cittadini di Teulada, per fare un esempio). Se fossero individuate con certezza delle patologie, la Commissione vorrebbe proporre la revisione dei “segreti” trattati internazionali (approvati dal Governo, e mai sottoposti all’esame del Parlamento), che hanno portato alla realizzazione di queste stesse basi.

Proprio sul tema delle patologie, è interessante analizzare questo dato. In base ai risultati ottenuti dagli studi effettuati dalla Commissione Mandelli, (istituita negli anni 90’, quando cominciavano ad emergere gli effetti della Sindrome del Golfo tra i soldati reduci dalle missioni nei Balcani), emerse che determinate patologie, tra i soldati, erano quattro volte superiori alla media! Questo dato può essere una testimonianza di come determinati armamenti possano provocare seri danni sugli individui, ledendone seriamente la salute. Ma ciò non basta. In base alla contabilità delle morti (portata avanti da associazioni come l’Osservatorio Militare del maresciallo Leggiero, oppure l’Anavafaf di Falco Accade (ex presidente della Commissione Difesa di Montecitorio), registra oggi 45 decessi su 515 malati. L’Osservatorio lancia inquietanti dubbi anche sul grosso numero d’interventi alla tiroide, che interesserebbero il 70% dei reduci.

Partendo da queste considerazioni, è facile temere per la salute dei cittadini che vivono in prossimità delle Basi militari. Nel paese di Escalaplano molti bambini nascono con delle vistose e delimitanti malformazioni. Nella frazione di S. Giorgio (Salto di Quirra), c’è una percentuale altissima di tumori al sistema emolinfatico. Entrambi gli insediamenti, manco a farlo apposta, sono nei pressi della grande base militare di Perdasdefogu. Ritornando al caso della Base di Teulada, è accertato che questa è usata per le esercitazioni della NATO, e affittata ad eserciti stranieri affinché questi possano studiare al meglio le loro “strategie” militari. Che armi sono usate durante queste esercitazioni? Si sa con certezza che questi esperimenti non possono causare danni alla popolazione residente? Il tutto è coperto dal famoso e impenetrabile “segreto militare”, ma non può esserci nessun segreto, quando si parla della salute dei cittadini.

L’unica risposta che può essere data alle popolazioni, a mio avviso, è la seguente: prevenzione, tutela e forme più adeguate di risarcimento nel caso in cui si verifichino degli effetti collaterali, assistenza sanitaria alle vittime e dunque alle famiglie. Vi è la forte necessità d’avvalersi di consulenti indipendenti, e rimuovere definitivamente il segreto apposto su quelle aree in cui imperversa il codice militare. Inoltre, elemento anch’esso importante, è importante avere degli strumenti adeguati per poter valutare con maggior precisione i danni causati dall’uranio impoverito.


A.D.

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