giovedì 26 aprile 2007

Movimenti, Attualità, Aprile 2007, pag. 2



Per il rilancio del movimento contro le Servitù Militari

Dopo la seconda guerra mondiale, in seguito agli accordi di Yalta, le Potenze alleate ( USA, URSS, Gran Bretagna ) si erano spartite il mondo. Il nostro paese fu assegnato al controllo occidentale e a causa della nostra posizione strategica ( terra di confine con il mondo comunista ) ne derivò la presenza, in funzione difensiva, dei vari insediamenti militari della NATO e degli USA.
Di conseguenza, negli anni 50, la NATO e gli USA hanno adibito la nostra isola a grande area strategica di servizi bellici:
esercitazioni, addestramento, sperimentazioni di nuovi sistemi d’arma, guerre simulate, depositi di carburante, armi e munizioni, rete di spionaggio e telecomunicazioni.
Rispetto agli anni 50 la Sardegna, oggi, assume un duplice ruolo: il primo è quello di essere sostanzialmente una scuola di guerra mentre il secondo è quello di essere un punto strategico per il controllo dell’intera area mediterranea.
Sulla nostra isola gravano il 66% delle istallazioni militari italiane-NATO.
L’ampiezza dei territori e degli spazi aerei e marittimi asserviti all’utilizzo militare non è paragonabile a nessuna altra regione d’Italia. Basta pensare che il solo tratto di mare annesso al poligono di Quirra supera in estensione la superficie dell’intero territorio isolano.
In questa situazione la Sardegna assume il doppio ruolo di complice e vittima delle politiche NATO. Queste non sono altro che uno strumento per esercitare la propria egemonia ed influenza attraverso l’Atlantico e oltre. Con le basi militari, gli USA introducono una cultura di guerra, di dominio e di violenza. Ovunque avvengono crimini contro la salute, l’ambiente e di atro genere. La cosa più grave è che raramente i responsabili subiscono un processo perché vige il principio dell’extraterritorialità. Questo significa che gli americani possono essere processati solo in America e che l’Italia, di fatto, non può intervenire contro i loro crimini. Il potere attribuito agli USA è enorme, basta sapere che non sono tenuti a precisare né l’ubicazione della base né le attività che si svolgono all’interno. Da tutto ciò consegue una palese violazione degli articoli 80 e 87 della Costituzione che prevedono la sovranità del popolo italiano su tutto il territorio nazionale.
Oltre ai problemi di sovranità territoriale e di inquinamento ambientale bisogna sottolineare i numerosi problemi legati alla salute che le attività militari hanno creato in questi anni. Ad esempio, a Quirra, 20 persone sono morte di leucemia o tumori emolinfatici e 10 persone che avevano lavorato nella base sono morte di cancro. A Escalaplano, un paesino di 2600 abitanti, a nord del poligono, 14 bambini sono nati con gravissime malformazioni genetiche e patologie rarissime.
Oltretutto, i militari americani non riferiscono i particolari delle loro esercitazioni, e si sospetta l’uso di proiettili all’uranio impoverito.

Io credo che ogni base militare rappresenti un pericolo per la vita e il benessere delle popolazioni, e che i militari americani siano posti al di sopra delle leggi del paese che li ospita..
La Sardegna ha il doveroso compito di usufruire concretamente della propria autonomia e di gestire la propria terra in base alle esigenze del suo popolo. E’ necessario aggregare le lotte frammentate per scrollarsi del pesante fardello NATO ed esprimere con chiarezza e convinzione la NOSTRA VOCAZIONE DI ISOLA DI PACE E AMICIZIA TRA I POPOLI.

Michele Piras


NB: siete e tutt* invitat* ad avviare un percorso di informazione, studio e mobilitazione per la liberazione della Sardegna dalle basi militari. L’obbiettivo è di concludere, al più presto, questa campagna con una grande manifestazione regionale contro le servitù militari.
Vi invitiamo a promuovere tempestivamente ogni genere di iniziativa che possa contribuire a questa lotta: assemblee cittadine, nelle scuole, nei luoghi di lavoro,nelle strade, volantinaggi, concerti ecc…
Per info: 3201638121 / 3299413822 / 3297892577 / 3397296237

Info: nobasi@tiscali.it

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